lunedì 25 febbraio 2013
martedì 12 febbraio 2013
L'orso nella grotta - mini raccontino di fantasia
Non sono brava a scrivere e nemmeno mi piace molto...ma a volte i concetti su cui rimugino hanno la forma di immagini colorate...e accade, raramente, che li debba mettere nero su bianco per non perderli...
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Lui era un orso viola. Un viola speciale, non uno
qualunque…non viola melanzana e nemmeno viola ciclamino. Quel viola fatto
aggiungendo il bianco e un pizzico di rosa salmone…quel viola lì…spento, ma
viola.
Viveva in un tronco. Sì, non in una grotta, in un tronco.
Ovviamente perché è molto più asciutto lì…
Un giorno però si incamminò nel bosco e scese i trenta
scalini di erba verde e soffice, con appena un po’ di terriccio umido e molle
qua e là. Scese nelle grotte per vedere com’erano fatte.
Suo fratello era nero. Era come un’ombra e di lui si
vedevano solo il bianco degli occhi e lo scintillio della luna sulle sue zanne
affilate. Era nero come la notte.
E poiché era nero il suo cuore si spezzò ed entrarono la
tristezza, l’abbandono, la solitudine, la malevolenza, la rabbia. Non che non
fosse amato, lo era. Ma la sua felicità, che avrebbe potuto prendere con una
zampa, non la colse e non la guardò mai e incattivito, scese col fratello i
trenta gradini. Gradini di pietra, chiara come la pomice, leggera e calda.
Le grotte erano meravigliose, splendenti e misteriose.
Le grotte erano umide, silenziose. Soffocavano.
Plic.
Dall’alto una goccia, plic.
Marrone, ocra, giallo, arancio spento. I colori della terra
erano belli e caldi e confortevoli. Non
vorrai pensare che siano cattivi e crudeli?
Plic.
Nella pozza d’acqua dolce sotto la goccia c’era un
gamberetto. Di quelli bianchi, quasi trasparenti e quasi ciechi. C’è poco sole
laggiù ma il gamberetto ci poteva vedere.
L’orso viola si incamminò svelto, attirato dalle bellezze di
quell’antro. Tante erano le meraviglie di quel mondo!
L’orso nero si chinò invece sul gamberetto. Piccolo, insignificante…
come poteva rivalersi su di lui, torturarlo e scacciarlo? Era solo un piccolo
gamberetto bianco. Che male poteva fare?
Aveva due miseri occhietti neri, piccoli come punture di
spillo. Nuotava di qua e di là nella sua bella pozza che era un’invidia
guardarlo.
Non aveva niente, dopotutto, ma quanta importanza dava a
quella sua pozza d’acqua. Che rabbia.
Il gamberetto gli parlò e in un attimo si fecero vicini.
In fondo era così tenero e simpatico e poi gli si stringeva
il cuore a vederlo così.
“Sei bello, gamberetto, e mi piace così tanto vederti
nuotare tutto compunto da una sponda all’altra della tua pozza. Dimmi, perché è
tanto importante per te? Non contiene nulla di che”.
“Ma io amo stare da solo e la pozza è tutta per me. E’ il
mio mondo, è tiepida e mi culla. Ci navigo e mi nutre e quando la goccia cade,
mi diverto a giocare con gli anelli che crea.
Ma tu, orso, perché guardi un gamberetto bianco che nuota?”.
“Mi piaci, sai, e non so dirti perché. Semplicemente mi
piace vedere che per te tutto questo ha un senso”.
“E sai, orso, che a me piace guardarti, perché hai davvero un
pelo nero e lucido come non se ne sono mai visti. La luce brilla sul tuo pelo e
scivola come se facesse un’altalena, come se una scintilla di luna si
divertisse a giocare coi tuoi riccioli.
Vorresti raccontarmi il mondo che è là fuori?”
E l’orso parlò. Raccontò tutte le storie che conosceva e scorse
il mondo com’era davvero: così bello, che faceva quasi male vederlo nella
mente.
E il suo gamberetto ascoltava, ascoltava. Stava fermo a poca
distanza, adagiato con comodo su un pezzo di pietra bagnata ad ascoltare l’orso
che parlava.
L’orso viola girò molto a lungo per la caverna. Vide scale e
anfratti, caverne, tavoli di pietra, letti a baldacchino, grandi sedie e funghi
giganteschi, piramidi rovesciate, liane e ruscelli.
L’orso viola era meravigliato e cercò di dipingere nella sua
mente i mille quadri da mostrare al fratello.
Quando l’orso viola tornò tutto eccitato all’imboccatura della
caverna, non ritrovò suo fratello. Lo cercò, lo chiamo, ma era proprio sparito.
Era sale, o pietra o acqua, nei ricordi di una caverna
bagnata, negli echi dei mille anni, sotto i trenta gradini di pietra.
Alice
Disegnino della sera sul divano...Mi piace disegnare la sera quando in TV non c'è niente. Tengo acceso il televisore come sottofondo mentre abbozzo qualcosa senza troppe pretese sul mio quadernino. Disegnare, a volte, è una necessità, per esprimere qualcosa...probabilmente tutte le immagini che popolano la mia mente e che a volte sono davvero troppe! ^^
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Informazioni personali
- Sarah
- Nata in Brianza da una famiglia di artisti e artigiani (pittori, ceramisti, mobilieri) inizio da piccolissima a collezionare colori e disegni. Successivamente scelgo studi di altro genere e mi diplomo al liceo scientifico. Mi laureo in relazioni pubbliche a Milano, dove passo alcuni anni a lavorare nel settore fieristico. Nel 2010 decido di cambiare vita e mi trasferisco in Romagna!! Frequento subito un corso di illustrazione a Bologna in modo da riavvicinarmi al primo amore... E ora...cerco di riguadagnare il tempo perduto!! I miei disegni vogliono regalare un sorriso a chi li guarda...Sono un mondo bello e spensierato...un mondo che ho il privilegio di creare come voglio, amandone tutti i personaggi, come fossero figli miei...Enjoi it! I was born in Italy, in the surroundings of Como Lake, with the passion of colors and pencils, given by my parents. I made no specific studies exception made for a professional course of illustration in Bologna. I'm going on along this way because I love my colored and fantastic world, full of sweet, tender, beautiful characters. This is my important thing, my shining sun, my warm heart, my hidden joy.